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DASPO: dagli stadi alle piazze ….. parola di amico di Israele!
…… Dopo i fatti del 25 aprile, Davide Romano, segretario degli Amici di Israele ed esponente della comunità ebraica milanese, invece pensa ad una sorta di interdizione dalla piazza per gli estremisti. «Dobbiamo fare in modo che non gli sia più consentito di rovinare il 25 aprile e le altre celebrazioni pubbliche. Perciò chiediamo un "Daspo" per teppisti della memoria e della storia, a partire dalla settimana prossima, per impedire un’altra contestazione violenta organizzata. Non può esserci la libertà di aggressione»……
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LETTURA: Three Italian Gentlemen THE FINAL
Tre narratori anòmici, un’unica entità multiforme che si cela dietro uno pseudonimo palesemente preso a prestito dall’immaginario più “dandy” e teppisticamente elitarista della galassia del tifo estremista internazionale. Tre ultras italiani, navigati e carichi di disillusioni, ma altrettanto consapevoli di un compito autoconferitosi di voler essere testimoni, umili e parziali, di un’epoca al crepuscolo e di un movimento anche contro-culturale, antisitemico e sociale oltre che un mix di misticismo sportivo e/o di prassi di violenza semi-delinquenziale. Tre ultras italiani provenienti da tre curve imprtanti e fondamentaliste all’interno degli scenari esteremistici del calcio tricolore. Un viola, un “butel” veronese e un gobbo. Tre scrittori, tre ultras e tante altre cose nella vita di tutti i giorni che decidono di incontrarsi al giro di boa dei 40 anni già superati o da raggiungere e di raccontare la loro giornata particolare a metà fra il viaggio sentimentale e quello della definitiva formazione. Continua a leggere
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VERONA-TARANTO
Verona. Sassaiola contro la polizia prima della partita: un tifoso del Taranto di 34 anni è stato arrestato, altri 180, per protesta, non sono entrati a vedere la partita e sono rimasti «confinati» nel parcheggio ospiti, controllati dagli agenti che hanno anche evitato il contatto tra loro e i supporter dell’Hellas. Oggi il trentenne accusato di lancio di oggetti comparirà davanti al giudice per la direttissima mentre le riprese effettuate dagli investigatori della Digos consentiranno di individuare anche gli altri ultras che ieri, fuori dal Bentegodi, si sono resi protagonisti di lanci di bottiglie e sassi. La loro posizione è quindi al vaglio della magistratura che potrà procedere, eventualmente, entro tre giorni all’arresto.
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Lucarelli replica a Maroni: “Daspo ai politici”
L’attaccante del Livorno commenta le dichiarazioni del Ministro e confessa: "La prossima stagione tornerò al Parma"
Ci mette la faccia nel giorno più triste della stagione. Il Livorno è matematicamente condannato alla serie B ed è Cristiano Lucarelli a presentarsi ai microfoni di Sky. Il capitano parla di un annata difficile, del suo futuro e persino delle dichiarazioni di Roberto Maroni. "Daspo ai calciatori? Ho visto volare schiaffi anche in Parlamento, allora bisognerebbe mettere il Daspo anche per loro". Così il bomber amaranto ha commentato le parole del ministro dell’Interno, secondo il quale il Daspo "dovrebbe essere comminato anche a certi giocatori".
Ci mette la faccia nel giorno più triste della stagione. Il Livorno è matematicamente condannato alla serie B ed è Cristiano Lucarelli a presentarsi ai microfoni di Sky. Il capitano parla di un annata difficile, del suo futuro e persino delle dichiarazioni di Roberto Maroni. "Daspo ai calciatori? Ho visto volare schiaffi anche in Parlamento, allora bisognerebbe mettere il Daspo anche per loro". Così il bomber amaranto ha commentato le parole del ministro dell’Interno, secondo il quale il Daspo "dovrebbe essere comminato anche a certi giocatori".
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Sassaiola allo stadio. In cella tifoso pugliese
Sassaiola contro la polizia prima della partita: un tifoso del Taranto di 34 anni è stato arrestato, altri 180, per protesta, non sono entrati a vedere la partita e sono rimasti «confinati» nel parcheggio ospiti, controllati dagli agenti che hanno anche evitato il contatto tra loro e i supporter dell’Hellas. Oggi il trentenne accusato di lancio di oggetti comparirà davanti al giudice per la direttissima mentre le riprese effettuate dagli investigatori della Digos consentiranno di individuare anche gli altri ultras che ieri, fuori dal Bentegodi, si sono resi protagonisti di lanci di bottiglie e sassi. La loro posizione è quindi al vaglio della magistratura che potrà procedere, eventualmente, entro tre giorni all’arresto.
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Mungo nuovo direttore di Supertifo
Supertifo tornerà in edicola da metà maggio. Che uno dei coautori di "Stadio Italia" sia stato scelto come direttore di questo magazine ci riempie di felicità. Riportiamo il comunicato stampa firmato da Mungo:
Cari lettori
cari
amici ultra
s
cari ragazzi di stadio
Rinasce Supertifo e rinasce, simbolicamente, allo scoccare del suo 25° anno di età. Una rivista, pertanto, molto più che maggiorenne, che nella sua storia pluridecennale ha saputo attraversare nel bene e nel male l’evoluzione e le trasformazioni della società italiana e conseguenzialmente di tutto il movimento ultras italiano ed europeo, verso scenari che a metà anni 80 erano poco più che allarmanti profezie, rivelatesi poi, purtroppo, sconcertanti realtà.
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Steward “poliziotti” e galera per tutti.
ROMA (25 aprile) – «E’ come prendere una macchina in prestito una volta a settimana: non sai mai quanta benzina ci trovi». Che c’entra con il tifo violento? «Che la domenica mattina non sappiamo mai quanti bastoni, quante asce, quante bombe carta sono nascoste nello stadio che prendiamo in consegna». La metafora dell’investigatore è semplice ed efficace. E rappresenta solo uno degli snodi attraverso i quali potrebbe passare nel prossimo futuro il ridimensionamento della criminalità organizzata delle curve. Perché la chiamano così, alla stessa stregua delle cosche. Almeno da quando le indagini recenti sugli scontri di Roma che seguirono la morte di Gabriele Sandri hanno consentito di individuare collegamenti tra tifoserie avverse e lontanissime, anche geograficamente. Che fino a qualche tempo fa tenevano letteralmente in ostaggio le società di calcio, come ha evidenziato ieri Roberto Maroni.
Oggi le cose stanno cambiando, dice uno degli investigatori maggiormente impegnati in questa guerra della domenica pomeriggio: «Niente nomi e ti racconto qualcosa» è la premessa. Poi spiega: «Quali erano le società maggiormente sotto scacco delle tifoserie? Forse faccio prima a dire quelle che lo erano di meno: le milanesi e la Juve. Perché hanno un tifo frammentato in tutta Italia e il campanilismo è minimo. Ma bisogna dire che le altre stanno facendo molto per sottrarsi a queste pressioni, la Lazio soprattutto». La ricetta esiste: la recitano quasi a memoria in molte riunioni riservate dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale. Il primo punto prevede il trasferimento della proprietà degli stadi (o la gestione permanente) alle società di calcio che ci giocano. Oggi invece – come ha ricordato Maroni – fatta eccezione per l’Olimpico di Roma, gli stadi sono dei Comuni. Che li passano alle società sportive la domenica mattina, senza che nessuno abbia vigilato in maniera serrata su chi ha avuto accesso all’impianto nel corso della settimana per rifornire i piccoli arsenali dai quali escono lame e fumogeni ancora prima del calcio d’inizio.
La seconda criticità nel sistema sicurezza riguarda gli steward: «Sono volenterosi – dice l’investigatore – ma non possono fare praticamente nulla». La soluzione sarebbe dietro l’angolo: dargli un riconoscimento giuridico più forte, ad esempio ”ausiliari di pubblica sicurezza”. Esiste già nelle procure, questa figura di supporto: sono ausiliari di polizia giudiziaria – ad esempio – i tecnici dei gestori telefonici che forniscono tabulati e intercettazioni; o il medico che certifica l’entità di una lesione. Allo stesso modo, gli steward potrebbe essere di ausilio alle forze dell’ordine nelle operazioni di controllo allo stadio: «Almeno potrebbero perquisire le persone», sbotta l’investigatore.
E poi, piaccia oppure no, i responsabili della sicurezza del Viminale guardano con sospetto certe procure: «Diciamolo chiaramente, i capi delle tifoserie violente sanno benissimo che anche dopo gli scontri più violenti al massimo resteranno una notte in caserma. In Inghilterra ce li lasciano qualche anno». Il problema – spiega l’uomo della Prevenzione – è culturale: «Fino a pochi anni fa, la rappresentazione del tifo del sociologo Antonio Roversi era impeccabile: lo stadio era un serbatoio di compensazione sociale, dove molti potevano scaricare tensioni e frustrazioni personali. Oggi è cambiato tutto: i capi delle tifoserie hanno fiutato il business. Hanno capito che governando le masse possono soddisfare interessi personali. Non è più voglia di riscatto sociale, ma criminalità».
Cosa c’entra con le procure? «C’entra perché talvolta si ha l’impressione che una certa indulgenza dei pubblici ministeri derivi dalla mancata comprensione della gravità del fenomeno. Non si capisce se sia una scelta ideologica piuttosto che sociale, però il risultato è che i criminali delle curve non hanno alcun timore di quello che può accadergli in tribunale». E allora il passaggio obbligato diventa legislativo: qualcuno già pensa di introdurre pene alternative al carcere, ma egualmente afflittive: attività socialmente utili, ad esempio. Da accoppiare al Daspo. In modo che le teste rasate di certe curve non solo dovranno restare lontane dallo stadio, ma saranno costrette a passare la domenica pomeriggio – ad esempio – aiutando i ragazzi handicappati o gli anziani. Con la speranza che li aiuti a riflettere.
Il messaggero
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Cecina-Pisa, muore tifoso per malore: invasione di campo e partita interrotta
In attesa di aggiornamenti:
ROMA (25 aprile) – In serie D l’arbitro ha interrotto la partita Cecina-Pisa, dopo l’invasione di campo da parte dei sostenitori ospiti per la morte di un tifoso, deceduto per un malore. La vittima è un tedesco di 40 anni, tifoso del Karlsruhe, i cui sostenitori sono gemellati a quelli del Pisa. L’uomo aveva già accusato un malore poco dopo essere arrivato con il treno da Pisa. In attesa dell’ambulanza, alcuni suoi amici lo avrebbero fatto salire su un furgone per accompagnarlo in ospedale ma il gruppo ha poi cambiato idea ed è andato allo stadio. Là l’uomo ha accusato un nuovo malore ed è morto. Appena la notizia si è diffusa i tifosi nerazzurri hanno invaso il terreno di gioco per interrompere la partita. I giocatori hanno abbandonato il campo.
Fonte:www.ilmessaggero.it
ROMA (25 aprile) – In serie D l’arbitro ha interrotto la partita Cecina-Pisa, dopo l’invasione di campo da parte dei sostenitori ospiti per la morte di un tifoso, deceduto per un malore. La vittima è un tedesco di 40 anni, tifoso del Karlsruhe, i cui sostenitori sono gemellati a quelli del Pisa. L’uomo aveva già accusato un malore poco dopo essere arrivato con il treno da Pisa. In attesa dell’ambulanza, alcuni suoi amici lo avrebbero fatto salire su un furgone per accompagnarlo in ospedale ma il gruppo ha poi cambiato idea ed è andato allo stadio. Là l’uomo ha accusato un nuovo malore ed è morto. Appena la notizia si è diffusa i tifosi nerazzurri hanno invaso il terreno di gioco per interrompere la partita. I giocatori hanno abbandonato il campo.
Fonte:www.ilmessaggero.it
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Livorno: stadio deserto e imposizioni da vergogna.
Oggi abbiamo scoperto una nuova cosa: gli stadi non sono territorio Italiano.
Quello che è accaduto ha dell’incredibile.
La polizia ha impedito l’ingresso di uno striscione della curva nord labronica che commemorava il 25 aprile, festa della Liberazione. Una festa sancita istituzionalmente ( quelle da bollino rosso sul calendario per intenderci ) ma che non può essere celebrata negli stadi.
La ragione è che "lo striscione riguarda questioni fuori dall’ambito sportivo" ( parole di un funzionario di polizia ) quindi la legge non consente l’esposizione dentro lo stadio.
Ci chiediamo se i minuti di silenzio sui militari morti in guerra riguardano gli ambiti sportivi, se il 25 dicembre non faranno entrare più striscioni con scritto "buon natale", o se denunceranno giocatori che espongono le maglie con croci, santi o bambini.
La polizia ha impedito l’ingresso di uno striscione della curva nord labronica che commemorava il 25 aprile, festa della Liberazione. Una festa sancita istituzionalmente ( quelle da bollino rosso sul calendario per intenderci ) ma che non può essere celebrata negli stadi.
La ragione è che "lo striscione riguarda questioni fuori dall’ambito sportivo" ( parole di un funzionario di polizia ) quindi la legge non consente l’esposizione dentro lo stadio.
Ci chiediamo se i minuti di silenzio sui militari morti in guerra riguardano gli ambiti sportivi, se il 25 dicembre non faranno entrare più striscioni con scritto "buon natale", o se denunceranno giocatori che espongono le maglie con croci, santi o bambini.
Certo è che questo fatto non stupisce ma è la conferma di come certe "leggi" siano palesemente anticostituzionali al punto di impedire una libera espressione durante una festa nazionale.
Sul fronte spalti c’è da evidenziare la riuscita contestazione della Curva Nord verso società e squadra. La curva è rimasta deserta mentre circa 200 tifosi si sono riuniti di fronte ai tornelli con musica e distribuendo birre e vino.
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Ultras Catanzaro: la drammatica testimonianza di un ultra’ del ”CATANZARO”
Questa cruda testimonianza, rilasciata a distanza di quasi sei anni, sostiene la causa di Stefano Cucchi, un giovane morto a causa delle botte ricevute in carcere da parte di alcuni secondini.
Perché venga ristabilita la verità e la giustizia.
Per non dimenticare mai quanto accade negli istituti penitenziari italiani e per aggiungere un nuovo capitolo al libro nero che raccoglie gli innumerevoli abusi e le violenze di cui sono fatti oggetto, quotidianamente, migliaia di detenuti del nostro Paese.
Mi tremano i polsi, ho la bocca secca, lo sguardo inebetito. Mi trascinano per il corridoio mi colpiscono alle gambe, alle braccia, sulla testa, cercano di farmi cadere. Ma non cado. Non sento più nulla, ormai, dopo le botte subite dalla polizia al momento dell’arresto: la calibro 9 puntata in bocca e poi sbattuta sul cranio, la disperata difesa finita in un pestaggio senza regola, la terrificante stretta alla gola che provocò la perdita dei sensi. Continua a leggere
Perché venga ristabilita la verità e la giustizia.
Per non dimenticare mai quanto accade negli istituti penitenziari italiani e per aggiungere un nuovo capitolo al libro nero che raccoglie gli innumerevoli abusi e le violenze di cui sono fatti oggetto, quotidianamente, migliaia di detenuti del nostro Paese.
Mi tremano i polsi, ho la bocca secca, lo sguardo inebetito. Mi trascinano per il corridoio mi colpiscono alle gambe, alle braccia, sulla testa, cercano di farmi cadere. Ma non cado. Non sento più nulla, ormai, dopo le botte subite dalla polizia al momento dell’arresto: la calibro 9 puntata in bocca e poi sbattuta sul cranio, la disperata difesa finita in un pestaggio senza regola, la terrificante stretta alla gola che provocò la perdita dei sensi. Continua a leggere
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