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Tre narratori anòmici, un’unica entità multiforme che si cela dietro uno pseudonimo palesemente preso a prestito dall’immaginario più “dandy” e teppisticamente elitarista della galassia del tifo estremista internazionale.
Tre ultras italiani, navigati e carichi di disillusioni, ma altrettanto consapevoli di un compito autoconferitosi di voler essere testimoni, umili e parziali, di un’epoca al crepuscolo e di un movimento anche contro-culturale, antisitemico e sociale oltre che un mix di misticismo sportivo e/o di prassi di violenza semi-delinquenziale.
Tre ultras italiani provenienti da tre curve imprtanti e fondamentaliste all’interno degli scenari esteremistici del calcio tricolore.
Un viola, un “butel” veronese e un gobbo.
Tre scrittori, tre ultras e tante altre cose nella vita di tutti i giorni che decidono di incontrarsi al giro di boa dei 40 anni già superati o da raggiungere e di raccontare la loro giornata particolare a metà fra il viaggio sentimentale e quello della definitiva formazione.
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Verona. Sassaiola contro la polizia prima della partita: un tifoso del Taranto di 34 anni è stato arrestato, altri 180, per protesta, non sono entrati a vedere la partita e sono rimasti «confinati» nel parcheggio ospiti, controllati dagli agenti che hanno anche evitato il contatto tra loro e i supporter dell’Hellas. Oggi il trentenne accusato di lancio di oggetti comparirà davanti al giudice per la direttissima mentre le riprese effettuate dagli investigatori della Digos consentiranno di individuare anche gli altri ultras che ieri, fuori dal Bentegodi, si sono resi protagonisti di lanci di bottiglie e sassi. La loro posizione è quindi al vaglio della magistratura che potrà procedere, eventualmente, entro tre giorni all’arresto.
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Supertifo tornerà in edicola da metà maggio. Che uno dei coautori di "Stadio Italia" sia stato scelto come direttore di questo magazine ci riempie di felicità. Riportiamo il comunicato stampa firmato da Mungo:
Cari lettori
cari
amici ultra
s
cari ragazzi di stadio
Rinasce Supertifo e rinasce, simbolicamente, allo scoccare del suo 25° anno di età. Una rivista, pertanto, molto più che maggiorenne, che nella sua storia pluridecennale ha saputo attraversare nel bene e nel male l’evoluzione e le trasformazioni della società italiana e conseguenzialmente di tutto il movimento ultras italiano ed europeo, verso scenari che a metà anni 80 erano poco più che allarmanti profezie, rivelatesi poi, purtroppo, sconcertanti realtà.
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Oggi le cose stanno cambiando, dice uno degli investigatori maggiormente impegnati in questa guerra della domenica pomeriggio: «Niente nomi e ti racconto qualcosa» è la premessa. Poi spiega: «Quali erano le società maggiormente sotto scacco delle tifoserie? Forse faccio prima a dire quelle che lo erano di meno: le milanesi e la Juve. Perché hanno un tifo frammentato in tutta Italia e il campanilismo è minimo. Ma bisogna dire che le altre stanno facendo molto per sottrarsi a queste pressioni, la Lazio soprattutto». La ricetta esiste: la recitano quasi a memoria in molte riunioni riservate dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale. Il primo punto prevede il trasferimento della proprietà degli stadi (o la gestione permanente) alle società di calcio che ci giocano. Oggi invece – come ha ricordato Maroni – fatta eccezione per l’Olimpico di Roma, gli stadi sono dei Comuni. Che li passano alle società sportive la domenica mattina, senza che nessuno abbia vigilato in maniera serrata su chi ha avuto accesso all’impianto nel corso della settimana per rifornire i piccoli arsenali dai quali escono lame e fumogeni ancora prima del calcio d’inizio.
La seconda criticità nel sistema sicurezza riguarda gli steward: «Sono volenterosi – dice l’investigatore – ma non possono fare praticamente nulla». La soluzione sarebbe dietro l’angolo: dargli un riconoscimento giuridico più forte, ad esempio ”ausiliari di pubblica sicurezza”. Esiste già nelle procure, questa figura di supporto: sono ausiliari di polizia giudiziaria – ad esempio – i tecnici dei gestori telefonici che forniscono tabulati e intercettazioni; o il medico che certifica l’entità di una lesione. Allo stesso modo, gli steward potrebbe essere di ausilio alle forze dell’ordine nelle operazioni di controllo allo stadio: «Almeno potrebbero perquisire le persone», sbotta l’investigatore.
E poi, piaccia oppure no, i responsabili della sicurezza del Viminale guardano con sospetto certe procure: «Diciamolo chiaramente, i capi delle tifoserie violente sanno benissimo che anche dopo gli scontri più violenti al massimo resteranno una notte in caserma. In Inghilterra ce li lasciano qualche anno». Il problema – spiega l’uomo della Prevenzione – è culturale: «Fino a pochi anni fa, la rappresentazione del tifo del sociologo Antonio Roversi era impeccabile: lo stadio era un serbatoio di compensazione sociale, dove molti potevano scaricare tensioni e frustrazioni personali. Oggi è cambiato tutto: i capi delle tifoserie hanno fiutato il business. Hanno capito che governando le masse possono soddisfare interessi personali. Non è più voglia di riscatto sociale, ma criminalità».
Cosa c’entra con le procure? «C’entra perché talvolta si ha l’impressione che una certa indulgenza dei pubblici ministeri derivi dalla mancata comprensione della gravità del fenomeno. Non si capisce se sia una scelta ideologica piuttosto che sociale, però il risultato è che i criminali delle curve non hanno alcun timore di quello che può accadergli in tribunale». E allora il passaggio obbligato diventa legislativo: qualcuno già pensa di introdurre pene alternative al carcere, ma egualmente afflittive: attività socialmente utili, ad esempio. Da accoppiare al Daspo. In modo che le teste rasate di certe curve non solo dovranno restare lontane dallo stadio, ma saranno costrette a passare la domenica pomeriggio – ad esempio – aiutando i ragazzi handicappati o gli anziani. Con la speranza che li aiuti a riflettere.
Il messaggero
Oggi abbiamo scoperto una nuova cosa: gli stadi non sono territorio Italiano.
Certo è che questo fatto non stupisce ma è la conferma di come certe "leggi" siano palesemente anticostituzionali al punto di impedire una libera espressione durante una festa nazionale.
Sul fronte spalti c’è da evidenziare la riuscita contestazione della Curva Nord verso società e squadra. La curva è rimasta deserta mentre circa 200 tifosi si sono riuniti di fronte ai tornelli con musica e distribuendo birre e vino.