NO ALLA TESSERA

Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare del progetto della Tessera del Tifoso. Solo ultimamente infatti l’argomento è balzato agli onori delle cronache a causa delle dichiarazioni contrarie del giocatore della Roma, Daniele De Rossi, il quale si diceva contrario a questo provvedimento che, da più parti ormai, è stato definito come una schedatura di massa preventiva.
Alle dichiarazioni di De Rossi, il quale ha anche ironicamente proposto di creare anche una “tessera del poliziotto” visti i recenti abusi da parte delle forze dell’ordine dopo la finale di coppa Italia Roma-Inter del 5 maggio scorso, quella dell’arresto di Stefano Gugliotta tanto per capirci, sono seguite le parole di indignazione del capo della Polizia Manganelli, del ministro Maroni e compagnia bella.
Ma che cos’è la tessera e perché gli ultrà di tutta Italia stanno portando avanti, da ormai un anno, una campagna contro questo provvedimento?
Detto in soldoni, la tessera del tifoso si configura come una vera e propria carta di credito ricaricabile che serve a “fidelizzare” il tifoso alla squadra. In pratica la tessera dovrebbe dare sconti ed agevolazioni su tutta una serie di prodotti legati alle società di calcio e non solo e può essere utilizzata come una qualunque carta di credito. Fino a qui tutto bene… Non scopriamo certo oggi che il calcio è uno dei business più lucrosi nel nostro paese e che ci vogliono mettere le mani tutti…
La tessera però ha anche dei contro (molti contro). Questa infatti può essere non concessa a chi ha una condanna per reati da stadio oppure un DASPO. E si dirà: più che giusto! Perché mai dovremmo permettere l’accesso agli impianti sportivi a dei delinquenti? Lasciamo perdere il fatto che si può essere “daspati” anche solo per aver acceso un fumogeno o per aver scavalcato da un settore all’altro (con questo criterio penso che la metà di coloro che leggono non potrebbe più andare ad una partita); pensiamo invece che per sapere se noi siamo idonei ad ottenere la tanto ambita tessera, il nostro tabaccaio di fiducia, dove ci rechiamo per tesserarci, deve girare i nostri dati alla società di calcio X, la quale però deve passarli alla Questura della nostra città che deve controllare che la nostra fedina ci permetta di divenire possessori della card. Capito perché si parla di schedatura?? Ci volete far credere che questo non lo sia?? Michel Platinì, presidente dell’UEFA, non un pericoloso hooligan, l’ha definita tale, come già avevano fatto De Rossi, come si diceva prima, e Zamparini, presidente del Palermo, per non parlare di giornalisti e affini.
La tessera purtroppo serve…. uno non può semplicemente scegliere di non farsela… Serve perché senza di essa non si può acquistare l’abbonamento per tutta la stagione, ma solo biglietti singoli, volta per volta, e comunque in subordine alle esigenze dei “tesserati”. Senza tessera non sarà nemmeno più possibile andare in trasferta nel settore ospiti, ma solo, quando sarà possibile, nel settore degli avversari…. bel modo di garantire la sicurezza degli spettatori… Sarebbe come dire che io non posso farmi l’abbonamento annuale a teatro se i miei dati non vengono preventivamente controllati dalla Questura, o che io, ragazzo di Roma, non posso andarmene al cinema a Firenze liberamente…
Senza dimenticare che il Ministero dell’Interno vorrebbe che le tessere fossero dotate di tecnologia RFID. Grazie a questa sorta di chip e alla piattaforma telematica della Telecom, saranno in grado di “tracciare” gli spostamenti della carta, e quindi del possessore, ovunque. Tanto per fare un esempio, nella grande distribuzione, l’RFID viene usata per identificare le merci in transito o per effettuare inventari in pochi secondi.
Nessuno vuole essere paranoico. Magari non è vero che ci spiano costantemente e che questo è solo un altro modo per controllarci. Però non ditemi che non è fin troppo facile pensarlo!
La tessera rischia di essere la mazzata finale per il movimento ultra di questo paese, quel movimento colorato e passionale che sta via via scomparendo. Ma c’è di più. Da anni lo stadio è visto come un formidabile laboratorio per tutti gli esperimenti repressivi attuati da vari governi italiani che si sono succeduti da trent’anni ad oggi. Il cittadino comune, anche quello che non va allo stadio, deve sentirsi toccato da provvedimenti che limitano la libertà personale, anche se è quella di “pericolosi delinquenti” come gli ultrà, perché questi stessi provvedimenti, tempo pochi anni, saranno trasferiti fuori dagli stadi, per le strade, ed allora sì che nessuno potrà più dire “non mi interessa”. La tessera del tifoso non risolverà la violenza negli stadi, perché non risolverà la violenza nella nostra società. La violenza esiste ed è un problema con cui vanno fatti i conti. Si dovrebbe cercare di arginarla agendo intelligentemente, e non colpendo nel mucchio; ma si sa che questo, in Italia, non siamo proprio capaci a farlo, di qualsiasi materia si tratti…
 
Tratto dai compagni di http://www.senzatregua.org
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