LA POLIZIA MENA !!

Roma, 14 mag. (Apcom) – "Alessio è innocente, tutto questo non mi sembra possibile, è un incubo". La disperazione di Michela per il suo compagno, Alessio Amicone, finito in carcere dopo la partita Roma-Inter del 5 maggio scorso, è anche quella di tutti i familiari dei sette, di cui sei incensurati, arrestati in seguito agli scontri fuori dallo Stadio Olimpico della Capitale al termine della finale di coppa Italia. L’accusa che li tiene ancora dentro da otto giorni è di ingiuria, oltraggio e resistenza ma, come nel caso documentato da un video di Stefano Gugliotta, tornato in libertà l’altro ieri, genitori, fratelli e amici assicurano: "Non si tratta di ultrà, non hanno fatto nulla anche se non abbiamo nessun video per dimostrarlo, siamo preoccupati". Nel caso di Luca Danieli un filmato c’è, è stato trasmesso da ‘Chi l’ha visto’ lunedì scorso e mostra il tifoso che cerca di fuggire dagli agenti ma viene investito da una’automobile bianca e quindi picchiato dagli agenti. Risultato: una vertebra schiacciata e 30 giorni di prognosi. Le altre storie, invece, le raccontano i familiari degli arrestati, in una conferenza stampa al Senato organizzata da Stefano Pedica dell’Italia dei Valori. Antonello Cori ed Emiliano Giacomobono, fermati mentre mangianvano un panino, poi Emanuele Pecorone, 25 anni: "E’ stato picchiato, ha lividi e una rotula rotta", denuncia Pedica. Quindi Alessio Amicone: "E’ un tifoso della Roma, ma non un ultrà – dice la compagna – stava tornando a casa dopo la partita e ha visto una carica della polizia. Non può correre, ha due legamenti rotti, quindi ha alzato le mani come a dire ‘sono innocente’. Lo hanno picchiato e, come mi ha raccontato quando sono stata a trovarlo in carcere, nella camionetta gli agenti lo hanno fatto inginocchiare per potergli camminare addosso. Abbiamo due bambini, uno di 4 anni e mezzo, l’altra di soli 4 mesi. Il più grande mi chiede sempre del padre, io gli ho detto che è partito e ogni tanto gli porto dei regali dicendogli che glieli manda il padre. Ma lui insiste nel chiamarlo sul telefonino e chiede perché è sempre staccato". "Mio figlio ha da cinque anni una ditta per lo spurgo – spiega il padre di Alessio – quindi i suoi clienti abituali lo cercano per il lavoro. Io gli dico di riprovare tra qualche giorno ma questa situazione rischia anche di fargli perdere il lavoro". Emanuele De Gregorio e Stefano Carnesale sono i più giovani tra gli arrestati. Hanno 19 anni, sono studenti universitari arrivati dalla provincia di Chieti a Roma solo quest’anno: "Erano andati a vedere la partita perché amano il calcio e giocare a calcio, ma tifano Juventus", racconta la sorella di Emanuele. "Io e la mia famiglia siamo preoccupatissimi. Emanuele è un tipo esile, è un bambino e temiamo si lasci andare, i miei lo hanno trovato molto demotivato quando gli hanno fatto visita". I due studenti stavano lasciando la zona dello stadio per andare a casa, raccontano i familiari, e uno dei due ha raccolto da terra un’asta di plastica "per metterci la bandiera dell’Italia in vista dei prossimi mondiali". Sono stati avvicinati dagli agenti e caricati sulla camionetta. "Il poliziotto che li ha fermati dice che hanno fatto resistenza – si sfoga il padre di Stefano – ma come è possibile? Lui non ha niente a che fare con le tifoserie organizzate, è a Roma da due mesi e per di più è juventino"
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