LETTURA: Vincenzo Abbatantuono, Un calcio in faccia, storie di adolescenti ultras,

INTRODUZIONE
Mi chiesero se fossi disponibile a “lavorare” con gli ultrà. Risposi di sì senza neanche pensarci. Non vi dirò né l’anno né i luoghi, perché quello che vi racconterò non diventi pretesto per ulteriori diffamazioni a danno degli ultrà, del loro mondo che non è né peggio né meglio di quelli con cui confina. Sono testimoni di una fede catacombale, una faccenda per iniziati, con riti e liturgie, oltre trent’anni di storia alle spalle e illustri parentele non dichiarate, altro che chiacchiere su incorreggibili trouble makers sottoproletari e sottosviluppati. Vi dirò del giorno in cui capii che la Curva non era uguale dappertutto. E fu un giorno speciale. Sono stati mesi duri, trascorsi sui pullman e sulle gradinate, a scrutare quelle persone che vivono solo per la curva e che ad essa consegnano i migliori anni della loro vita.

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LETTURA: “Cani Sciolti” di Domenico Mungo

Gli ultras sono cattivi. Sono la metà oscura del cielo del calcio giocato. L’osceno orrido della civiltà. Gli ultras sono il parafulmine dei benpensanti, dei borghesi, dei bottegai, dei professionisti, delle massaie, dei giornivendoli pennaioli, degli sbirri in cerca di vittime. Gli ultras sono la fogna a cielo aperto degli stadi. L’icona della violenza cieca e irrazionale. Io credo di sapere che gli ultras hanno diritto ad avere una storia alle spalle. Ed io il diritto di scrivere un libro su di loro. Con loro. Per loro. E questo è il libro che avete in mano. Questo libro nasce da esperienze personali, racconti orali, articoli di giornale, libri, di scritti esistenti e di memorie che vagano nel vento. Questo libro racconta storie di ultras e non solo, che sono legati nel loro tragico destino comune dal fil rouge di aver vestito per una volta, forse quella definitiva, per scelta, necessità, casualità o consuetudine, i panni del cane sciolto. Di colui che è fuori dal gruppo. Colui che viaggia da solo e pertanto ne gode dei benefici e delle ineluttabili conseguenze drammatiche. Sono storie di cani sciolti. Semplicemente

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ASCE E PICCONI

Dieci asce, nove manici di piccone, cinque seghe a spada, 20 coltelli tipo sushi con lama da 30 centimetri, 10 mazzette da carpentiere in ferro, cinque mazzette da carpentiere in gomma, 3 cesoie da giardiniere con lama da 30 centimetri, 6 coltelli da bistecca, un coltello da arrosto, una pistola elettrica, 90 petardi di vario tipo, 1 coltello a farfalla, 23 torce illuminanti, un tirapugni in acciaio e una molotov da razzo petardo.
Non è, come potrebbe apparire a prima vista, l’inventario di un’armeria ma “semplicemente” l’elenco dettagliato delle armi che la Digos romana ha trovato in una macchina parcheggiata poco fuori dalla curva nord, la zona della tifoseria calda della Lazio, nel giorno del derby. Armi che stavano là non per prendere una boccata d’aria ma per essere utilizzate sia contro i “vermi giallorossi”, come era scritto in uno degli scatoloni in cui erano custoditi gli esplosivi, sia contro le forze dell’ordine. Se servisse un’ulteriore prova delle intenzioni di chi le armi le ha portate sul posto basta guardare a che altro c’era in quella Kia color canna da zucchero: vestiti puliti. Ovvero i cambi, visto che il sangue ha questa fastidiosa tendenza a macchiare e rendere riconoscibili.

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LANCIANO CAROTE, DASPO PER DUE TIFOSI PRO RECCO

Due tifosi di 20 anni, sostenitori della squadra di pallanuoto della Pro Recco, hanno subito l’applicazione del Daspo, il provvedimento che vieta di partecipare a eventi sportivi. Il 10 aprile, in occasione dell’incontro tra Savona e Pro Recco, derby ligure di A1 molto sentito e giocato ad Albisola Superiore, i due ragazzi avevano scagliato contro la tifoseria savonese grossi pezzi di carota. Ripresi dalle telecamere della polizia, i due sono stati individuati e denunciati con l’accusa di lancio pericoloso di oggetti in occasione di competizione sportiva.

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Viminale, no stop alle trasferte per i tifosi di Roma e Lazio

Dopo i gravi incidenti in occasione del derby, adesso il Viminale è in attesa di un rapporto da parte della questura di Roma per "accertare le responsabilità" delle due tifoserie. Ma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha parlato subito con il ministro Roberto Maroni. "Il campionato di calcio deve andare avanti con la sua regolarità-ha spiegato il sindaco di Roma- I violenti devono essere colpiti e puniti mentre la squadra e il tifo devono andare avanti, non hanno nessuna responsabilità. Questa è la mia richiesta, poi la Lega dovrà valutare. È impensabile che si possa in qualche modo andare a colpire lo stadio e la città di Roma per quello che è successo". E ha spiegato ancora: "Non c’è stata una sottovalutazione del rischio, c’è stata una grandissima mobilitazione in questura e di tutti gli organi di controllo del territorio, anzi, se non ci fosse stato questo dispiegamento purtroppo c’è da temere che sarebbe successo di peggio. Voglio dire con molta chiarezza che non ci sono gli estremi per squalifiche e altre cose di questo genere. Se gli incidenti ci sono stati li devono pagare i violenti, non la squadra, lo stadio o i tifosi". E’ probabile quindi che non vengano bloccate le trasferte, come si pensava in un primo tempo, ai laziali domenica a Marassi (partita delicatissima col Genoa) e dei romanisti a Parma fra 14 giorni. La Lazio lotta per la salvezza, la Roma per lo scudetto. Oltre 10.000 giallorossi erano stati a Bari: una bellissima festa senza alcun problema. Purtroppo nel derby è successo quello che si temeva. Ma si risolve tutto chiudendo le trasferte? Anticipando l’orario della partita (una comica…)? I tifosi della Roma hanno già avuto quest’anno sei trasferte off limits, quelli della Lazio tre. Molto meno di altre tifoserie, come quelle di Napoli e Atalanta. La Roma ha ancora due trasferte quest’anno: in casa del Parma e del Chievo. La Lazio a Genova e Livorno (storica rivalità anche politica con gli amaranto). Ora la parola all’Osservatorio ma credo che verrà consentito il via libera, con la sola limitazione di un biglietto a testa. A meno che prevalgano i "falchi" del Viminale.

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Ultimo stadio… di democrazia. Arrestato per uno striscione.

Un tifoso dell’Udinese è stato arrestato all’esterno dello stadio di Firenze, al termine della partita tra i bianconeri dell’Udinese e la Fiorentina. Tutto è iniziato quando sugli spalti dell’Artemio Franchi, durante la partita, quattordici tifosi friulani sono stati multati per aver esposto soltanto «per pochi secondi – spiega la questura toscana in una nota – uno striscione, non preavvisato». Secondo le nuove norme di sicurezza infatti tutti gli striscioni che vengono esposti negli stadi di calcio devono essere precedentemente visionati dalle autorità e autorizzati. Quello dei tifosi dell’Udinese invece non era stato autorizzato. Lo striscione era rivolto agli ultrà avversari del Collettivo autonomo viola (Cav). Questa la scritta: “Cav i colori ci dividono, la mentalità anche”. Al termine della partita un tifoso friulano ha preso di mira un poliziotto contestando la sanzione. Nella nota della polizia di Firenze si legge infatti che «a fine gara, all’esterno del settore ospiti un tifoso dell’Udinese di 47 anni si è reso responsabile di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e per questo motivo è stato arrestato e sottoposto a Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) per la durata di due anni».
31/03/2010 Fonte: www.ilreporter.it
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L’ultima frontiera del controllo: la carta del tifoso

L’ultima frontiera della repressione e del controllo negli stadi italiani si chiama “carta del tifoso”. Secondo quanto detto dal ministro degli Interni, Roberto Maroni, la carta dovrà essere introdotta obbligatoriamente entro il prossimo campionato da tutte la squadre professionistiche. Introdotta nel nome della sicurezza negli stadi, altro non è che l’ennesima grave limitazione delle libertà dell’individuo. Se, per fortuna, ancora esiste nel nostro paese un fronte di resistenza contro l’annunciata volontà del governo di dar vita a schedature di massa (ad esempio quella nei confronti dei bambini rom), gli stadi dimostrano ancora una volta di essere la zona franca in cui è possibile sperimentare qualsiasi misura di controllo e repressione grazie anche al consenso, senza “se” e senza “ma” della cosiddetta opinione pubblica. Se ci pensiamo bene, un’azione di schedatura aprioristica per poter esercitare un proprio sacrosanto diritto qual è quello di poter assistere o meno ad un evento è illiberale e antidemocratico.

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Lettera aperta degli ULTRAS TITO CUCCHIARONI

LETTERA APERTO AL SINDACO, AI CITTADINI LIBERI, AI TIFOSI SAMPDORIANI

Sentiamo l’esigenza di esprimere apertamente le nostre verita’, le nostre sensazioni non solo sugli incidenti che ci hanno coinvolto nel pre-derby, flash-back cinematografico , rivelano molte cose.
Facciamo qualche passo indietro, appunto, e partiamo dalla premessa essenziale: la tifoseria sampdoriana in tutte le sue componenti, del tifo organizzato, clubs compresi, si e’ opposta da subito alle teorie per le quali lo smantellamento e la indiscriminata repressione nei confronti delle organizzazione dei tifosi , porterebbero alla sicurezza ed alla maggiore godibilita’ del gioco del calcio…e noi tifosi della Sampdoria non ci siamo adeguati, non ci siamo conformati; in uno sforzo, ormai unico, di dignita’ abbiamo in questi anni rinunciato a colorare il nostro stadio, a creare corerografie, piuttosto che sentirci mortificati.
Perche’ questo e’ il punto : E’ PER NOI MORTIFICANTE chiedere il permesso di essere sampdoriani, di portare le nostre bandiere, i nostri striscioni, chiedere il permesso di seguire la nostra squadra.
Poi in quanto cittadini, abbiamo anche osato affermare che tutto cio’ e’ anticostituzionale a partire dalle limitazioni della liberta’ di espressione (art.21) di movimento (art.16) violando anche in tema di liberta’ personali (art.13 comma 2 e art. 27.2) andate a darci un’occhiata se avete tempo …
L’inesorabile disegno di legge tuttavia ha fatto il suo corso e come fosse una sentenza di esecuzione siamo stati informati dalla nostra societa’ dell’inevitabilita’ dell’applicazione del decreto a partire dal prossimo campionato.
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LETTURA: Stadio Italia. I conflitti del calcio moderno

Questo non è un libro sugli ultras, un testo sugli animali. Un libro sugli ultras è inevitabilmente destinato a fallire come qualsiasi fiction che pretenda di rappresentare la realtà. Qui cerchiamo di fare esattamente l’opposto, invertendo soggetto e oggetto. Questo è un libro sul calcio moderno: al centro dell’interesse sono i poteri e le istituzioni che governano il gioco, l’economia che lo ristruttura completamente, i conflitti che lo attraversano. È così una controinchiesta, una prima descrizione dei meccanismi di potere che, trasformando il calcio, trasformano ben più delle regole di un gioco. A scriverlo è innanzitutto chi negli ultimi anni ha vissuto sul campo queste grandi mutazioni, osteggiandole e cogliendole nella loro complessità. La convinzione che accomuna gli autori è che lo stadio, nell’epoca del calcio moderno, sia lo specchio delle nostre città e dell’Italia intera: lo stadio non è solo un luogo di passione e intrattenimento, ma un luogo di comprensione del mondo. Vi si dispiega in forme rivelatrici la costruzione di un laboratorio sociale ed economico inedito, capace di spingersi al di fuori dei propri confini. Potremmo considerarlo un’officina del potere.

Casa Husher, AA.VV. pg. 264

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