ESEMPI NEGATIVI, SPACCIATORI E RICATTI: MARONI PARLA DEL PARLAMENTO, NO DELLE CURVE

PISTOIA – I daspo ai tifosi, più di 1500 provvedimenti solo nell’ultimo campionato, sono importanti, ma da soli non bastano per combattere la violenza negli stadi. E così il ministro Roberto Maroni, nella sala delle cerimonie del comune di Pistoia per il premio Memorial Giampaolo Bardelli, parla anche di divieti di accesso alle manifestazioni sportive per quei genitori e calciatori violenti. E lo fa, applauditissimo, citando un’esperienza personale con il figlio tredicenne. «Ogni volta che posso, il sabato, vado a vedere mio figlio che gioca a calcio – racconta il ministro -. E a volte rimango impressionato dai genitori che incitano alla violenza. Urlano a questi ragazzini cose incredibili, di spaccare le gambe agli avversari, per esempio. Anche queste persone dovrebbero essere raggiunte da daspo». Applausi. Non si salvano neppure i calciatori professionisti. «Non è possibile parlare di lotta alla violenza negli stadi – denuncia Maroni – quando poi in mondovisione si vede, dopo il fischio finale, un giocatore che corre e un altro gli dà un calcio per farlo cadere». Ancora applausi dalla platea. Il ministro non fa nomi.

IL CASO RADU – Ma l’episodio citato è probabilmente lo sgambetto di Radu a Perrotta nell’immediato dopo partita del derby Lazio-Roma, un comportamento che il giudice sportivo non ha poi sanzionato. Durante la cerimonia, il ministro degli Interni ha anche parlato delle polemiche provocate dall’introduzione della tessera del tifoso. «Contrastata – ha detto – da quelle curve che invece di guardare la partita fanno tutt’altra cosa, per esempio spacciano droga. E contrastata pure da alcune società sportive spesso succubi del ricatto di queste tifoserie organizzate». «L’azione delle forze dell’ordine è meritoria, ma non basta – ha aggiunto Maroni -. Le squadre di calcio devono rendersi conto che se non sanzionano questi comportamenti, non bloccano il diffondersi di esempi negativi».

RIFORMA DEGLI STADI – Infine il ministro si è detto convinto della necessità di una riforma sugli stadi che devono diventare di proprietà delle società sportive, come accade all’estero. «Attualmente in Italia – ha osservato Maroni – gli stadi sono tutti di proprietà comunale, a parte lo stadio Olimpico di Roma, che è di proprietà del Coni. I comuni danno gli stadi alle società solo per le manifestazioni sportive della domenica, ma spesso durante la settimana vengono portate dentro cose che non ci si possono portare, perché non c’è il controllo da parte delle società». Infine una battuta. «Sono un tifoso, anzi un fazioso milanista – ha detto il ministro – e purtroppo non navighiamo in buone acque quest’anno. Però sarei felicissimo se arrivasse Mario Balotelli».

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