Due pesi e due misure. L’osservatorio degli incapaci in malafede

Sull’ anticostituzionalità di misure prese nei confronti dei tifosi italiani come il divieto di assistere alle trasferte della propria squadra o persino alle partite casalinghe quando l’accesso alla gara viene riservato ai soli residenti della provincia di riferimento, abbiamo in passato detto già molto. Su quelle che verranno prese nel futuro ormai prossimo, a cominciare dalla famigerata "tessera del tifoso", idem. Facciamo invece un’analisi sulle modalità con cui queste decisioni vengono prese e quale logica – se hanno una logica – hanno dietro.
Le ultime giornate di campionato, anche alla luce delle misure prese nelle precedenti, sembrano svelare una volontà da parte degli addetti alla sicurezza di allentare la spirale securitaria che ha fin qui imposto il divieto di trasferta per la tifoseria ospite nelle gare più a rischio. I tifosi del Genoa, ad esempio, non sono potuti andare a San Siro a vedere la propria squadra giocare contro il Milan. La motivazione data fu semplice: troppo odio tra ultrà rossoneri e rossoblu dopo l’omicidio del genoano Vincenzo "Claudio" Spagnolo, avvenuto 15 anni fa. Per lo stesso motivo, i tifosi livornesi non sono potuti andare a Roma né in occasione della gara contro la Lazio, né contro la Roma. Domenica prossima, non si capisce bene per quale motivo, i rossoneri potranno andare a Marassi e i laziali, così come fu consentito ai romanisti, potranno entrare al Picchi. Premesso che la nostra redazione si è sempre espressa contro qualsiasi divieto di trasferta, compresa quella di domenica prossima, ci chiediamo cosa ci sia alla base dell’adozione dei due pesi e delle due misure da parte dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Logica non ve n’è alcuna se non quella di favorire, di quando in quando, incidenti tra tifoserie per poter periodicamente rilanciare e dare credito a misure restrittive e repressive assurde, illogiche e antidemocratiche. A cominciare da quella Tessera del tifoso che nessuno vuole, nessuno approva e un po’ tutti condannano.
Ieri, mercoledì 5 maggio, la Repubblica è uscita con un inserto sulle evoluzioni del mondo ultras italiano. In mezzo a una discreta riflessione sull’appropriazione delle grandi curve da parte di gruppi legati a doppio filo alla mediocriminalità e ai gruppi neofascisti, le solite bugie e banalità prive di analisi e riflessioni. Ma al di là di questo, che non è certo una novità, ci ha colpito la mappatura delle tifoserie più pericolose, realizzata dall’Ucigos, l’Ufficio centrale della polizia di stato per le investigazioni generali e per le operazioni speciali (a proprosito, ma non era stato soatituito dal DCPP?). Reggetevi forte: tra le 20 tifoserie più violente e pericolose ci sono quelle di Venezia, Ancona, Pisa, Livorno, Treviso, Piacenza e perfino Savona. Non ci sono invece quelle di Catania, Juventus e Atalanta, solo per citarne alcune. O del Milan, i cui nuovi padroni della curva regolano i conti tra loro a revolverate.
Questi sono i cialtroni in malafede che per limitare la libertà dei cittadini non disdegnano neppure di violare la Costituzione.

Fonte:senzasoste.it 6 maggio 2010
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